Il 5 gennaio del 1868, Vittorio Emanuele II "per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d'Italia", dall'allora capitale d'Italia Firenze, "su proposizione del Nostro Ministro dell'Interno" con la formula "Abbiamo decretato e decretiamo" autorizzava il comune di Boara ad assumere la denominazione di Boara Pisani.
Boara completava il proprio nome con il termine Pisani a ricordo dello stretto legame con la famiglia veneziana che, fra l'altro, promosse la bonifica anche della zona riguardante il nostro comune. La decisione di modificare il nome fu presa anche per l'opportuna distinzione da Boara Polesine, allora comune al di là dell'Adige in provincia di Rovigo, e da Boara in provincia di Ferrara.
Boara ed i Pisani sono legati da vecchia data, infatti, la nobile e facoltosa famiglia veneziana aveva acquistato, il 12 agosto 1468, Boara e le valli intorno a Solesino e a Vescovana.
Il casato dei Pisani trasse origine dai conti Bassi di Pisa. In possesso di grandi ricchezze, esso si trapiantò in Venezia fin dal 905 e fu annoverato tra le famiglie patrizie. Arricchitosi con i traffici e l'attività bancaria, si divise poi in vari rami. Nella divisione dei beni fra i rami della famiglia Pisani, formalizzata con atto notarile del 16 dicembre 1515, Boara era bipartita da una linea divisoria rappresentata dalla strada della Ferraria.
Nell'atto si specifica che ai Santo Stefano toccavano il passo e l'osteria e agli Zobenigo loiuspatronato della chiesa della villa de Boara.
A Boara i Pisani hanno lasciato anche un segno ben visibile della loro presenza e potenza: presso l'argine dell'Adige, al centro del paese, si eleva ancora oggi l'imponente Barchessona, barchessa ornata da quattordici monumentali colonne doriche, che prima degli eventi bellici relativi alla Seconda Guerra Mondiale, erano venti.
L'insieme della costruzione rivela una potenza edificatoria notevole e dimostra che i suoi committenti erano molto raffinati, al punto di creare opere d'arte anche nella realizzazione di edifici rurali.